Cannibale con l’arco che idolatrava peter sutcliffe

Il caso di Stephen Griffiths rappresenta uno dei più inquietanti nella storia criminale britannica, caratterizzato da atti di violenza e cannibalismo che hanno sconvolto l’opinione pubblica. La sua vicenda si distingue per le modalità efferate con cui ha commesso i omicidi e per il modo in cui ha cercato di costruirsi un’immagine disturbante attraverso manipolazioni psicologiche e sociali. In questo approfondimento verranno analizzati i dettagli della sua escalation criminale, la fase dell’arresto e le caratteristiche della sua personalità, evidenziando anche il contesto storico e psichiatrico che lo ha accompagnato.
il profilo del killer: dai primi segnali alla escalation omicida
segni precoci e comportamenti problematici
Dalla giovane età, Griffiths manifestava comportamenti inquietanti: rubava, danneggiava animali domestici come uccidere un ratto con un martello, oltre a infliggere torture fisiche e mentali ai fratelli. Questi atteggiamenti indicano una forte distanza emotiva fin dall’infanzia, accompagnata da una crescente tendenza alla crudeltà. Secondo gli esperti, tali segnali suggeriscono una problematica radicata nel suo sviluppo psicologico.
diagnosi psichiatrica e traiettoria criminosa
A 17 anni fu arrestato per aver ferito un commesso con un coltello durante un episodio di furto in negozio. Successivamente, all’età di 22 anni, fu diagnosticato come schizoid sadico psicopatico, una condizione complessa che combina tratti di freddezza emotiva, mancanza di rimorso ed estremo gusto nel causare dolore. Questa combinazione patologica rendeva Griffiths estremamente pericoloso e difficile da trattare.
le modalità dell’omicidio e il ruolo delle vittime
la cattura delle donne e l’arresto
L’episodio chiave si verificò il 24 maggio quando le telecamere di videosorveglianza registrarono Griffiths armato di balestra nera mentre trascinava Suzanne Blamires nel suo appartamento. La fuga della donna venne interrotta dal killer che la raggiunse prima che potesse mettersi in salvo. La scoperta del suo covo portò gli agenti a intervenire prontamente: Griffiths si arrese senza opporre resistenza.
scoperte shock nella scena del crimine
Nell’abitazione furono rinvenuti resti umani disarticolati e tracce evidenti di cannibalismo, tra cui odori sgradevoli di carne bruciata e prove nella vasca da bagno. I poliziotti descrissero l’ambiente come uno tra i più disturbanti mai incontrati durante operazioni simili.
costruzione dell’immagine disturbante: il personaggio sociale del serial killer
creazione di una personalità fittizia sui social media
Per alimentare la propria immagine disturbante, Griffiths inventò un alter ego chiamato Ven Pariah sui social network. Si presentava come “una creatura pseudo-umana o demoniaca”, cercando così di elevare la propria figura al livello mitico o sovrannaturale.
motivazioni dietro alle sue scelte comunicative
Sosteneva che l’uccisione fosse un modo per “possedere” le vittime, lasciando intendere la volontà di lasciare una traccia indelebile della propria esistenza attraverso atti estremi. Le sue dichiarazioni includevano riferimenti a nomignoli quali “cannibale”, “vampiro” o “artista del massacro”, elementi studiati anche nelle interviste con le forze dell’ordine per comprendere meglio la sua mente disturbata.
dettagli sulla personalità: tra miti criminali e disturbi profondi
I modelli influenzanti: Peter Sutcliffe
Griffiths idolatrava serial killer come Peter Sutcliffe — noto come Yorkshire Ripper — che aveva ucciso tredici donne tra il 1975 e il 1980. L’influenza mediatica esercitata su Griffiths contribuì a plasmare le sue idee sul potere e sulla violenza contro le prostitute.
fattori genetici ed evolutivi del comportamento criminale
Dalla testimonianza della sorella Caroline emerge come già in tenera età mostrasse segni evidenti di devianza: furti, torture agli animali domestici ed episodi violenti verso i familiari. Diagnosi psichiatriche successive confermarono la presenza di disturbi multipli, tra cui schizofrenia sadica, mancanza totale d’empatia ed estrema manipolabilità.
sintesi delle figure coinvolte nel caso
- Suzanne Blamires (36 anni)
- Shelley Armitage (31 anni)
- Susan Rushworth (43 anni)
- Membri della famiglia delle vittime:
- Madre di Shelley: Gill Armitage
- Mamma di Susan: Christine Thompson
- Mamma di Suzanne: Nicky Blamires